IL PUNTO: COS'È SUCCESSO NELLA SETTIMANA PASSATA
Ciao Sergio,
spero tu abbia passato dei sereni giorni di festa.
Lunedì della scorsa settimana, grazie a insegnanti sensibili e attente alla storia, ho incontrato, insieme all’ANPI, due quinte elementari della scuola elementare di Gaggiano per raccontare loro cosa fa una parlamentare della Repubblica. Mi piace molto quando le scuole mi invitano a raccontare a cosa serve e come funziona il Parlamento (con Giuliano Pisapia qualche anno fa abbiamo scritto un libro per spiegare la politica ai ragazzi). Nonostante la preparazione che fanno con i loro insegnarti prima di questi incontri, non è facile spiegare ai bambini e alle bambine meccanismi che paiono complessi e lontani. Io cerco sempre di agganciare la spiegazione alla loro quotidianità: questa volta abbiamo ragionato di come si decidono le regole nella loro classe e in famiglia, per poi arrivare alla nostra Costituzione. Per spiegare perché e quando è nata la “legge più importante di tutte” ho chiesto “Qualcuno dei vostri nonni è nato prima del 1945?”. La risposta - mi hanno risposto tutti no - mi ha rimandato al fatto che quest’anno celebriamo l’80esimo anniversario della Liberazione. Ottanta anni, una vita intera.
Mentre io ricordo ancora di quando mia nonna, nata nel 1915, mi raccontava della paura che aveva quando andava a comprare il cibo alla borsa nera, e di come mio nonno, nato nel 1920, mi raccontò del disorientamento dell’8 settembre del 1943 quando in Toscana dove era soldato arrivò la notizia dell’armistizio; questi bambini e le bambine non hanno più un racconto diretto della guerra, del fascismo e tanto meno della Resistenza.
Ormai quei ricordi sono lontani - ai bambini quando si parla di guerra viene in mente l’orrore che vivono i civili a Gaza e la situazione di sopruso e incertezza in cui da tre anni sono sospesi i destini dell’Ucraina invasa dalla Russia. Ottant’anni dopo, le ragioni sulle quali abbiamo costruito la nostra Repubblica rischiano di sbiadire come patrimonio nazionale. Ottanta anni sono anche un tempo che aiuta a distillare il messaggio più profondo di quel che accadde allora. La lezione di unità per ritrovare la libertà e costruire la democrazia. E l’uso che della democrazia venne fatto, per fare uno stato sociale che inverasse quanto scritto nell’articolo 3 della Costituzione “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Buon 25 aprile, quindi, con la responsabilità di scegliere come ricordare davvero.
Ricordare come impegno, come consapevolezza che la libertà e la democrazia non sono garantite per sempre, non sono scontate. Che vanno difese, spiegate, raccontate.
Oggi, con un mondo sempre più instabile, e con l’avanzata del nazionalismo e del revisionismo in Italia e non solo, dobbiamo impegnarci a ricordare. Non una volta l’anno, ma per trasmettere come valore collettivo che la libertà si conquista, che la democrazia è un atto quotidiano, che la Storia si può ripetere, se non si difende ciò che è giusto.
Nessun commento:
Posta un commento